GIOCO D’AZZARDO E LUDOPATIA

Nell’immaginario comune è diffusa l’idea che il gioco d’azzardo consista solo nelle attività che ruotano attorno al casinò o che prevedono l’investimento di grandi quantità di denaro.

Ultimamente i mass media stanno promuovendo una concezione dell’azzardo che ha più a che fare con quelle tipologie di gioco reperibili anche nei bar e nelle edicole (slot machine e gratta e vinci), ma siamo ben lontani da una conoscenza specifica e consapevole delle caratteristiche del tema.

A rincarare la dose, inoltre, vi è l’improprio utilizzo del termine ludopatia come sinonimo di gioco d’azzardo: etimologicamente parlando non vi è nessuna ragione per associare un’eventuale patologia con un’attività meramente ludica e di divertimento. Estendere il problema a tutte le attività ricreative non solo non ha ragion d’essere, ma ottiene l’effetto opposto di rendere tutto omogeneo, più noto e quindi meno pericoloso di quel che sembra.

Si può (e si deve) parlare di gioco d’azzardo quando:
1. Vengono scommessi o puntati denaro o altri oggetti di valore
2. La puntata non può essere ritirata
3. L’esito della partita/puntata è deciso dal caso

Va da sé che rientrano nella categoria dei giochi d’azzardo tutti quei prodotti oggi presenti sul mercato e gestiti dall’Agenzia dei Monopoli di Stato (AAMS) quali Lotto, SuperEnalotto, 10eLotto, WinForLife, lotterie istantanee (Gratta e Vinci), lotterie nazionali, scommesse sportive, slot machine, VLT, poker e così via all’infinito. Lo stesso discorso vale per la compravendita azionaria in borsa e per tutto il mondo del gioco d’azzardo online.

Non esiste abilità nell’azzardo, non ci si può allenare per ottenere un buon risultato, non si raggiunge un traguardo prefissato assumendo un atteggiamento di costanza e perseverazione: vincere o perdere non dipende da noi, ma dal caso, da eventi fortuiti, da meccanismi elettronici non comprensibili attraverso le nostre semplici facoltà cognitive, da generatori di numeri non prevedibili.

Nessuno si è mai arricchito grazie al gioco d’azzardo. Semmai ha cavalcato l’onda della sponsorizzazione delle grandi aziende e ha promosso un’idea di sé non autentica in quanto giocatore vincente perché capace.

Dal gioco sociale al gioco patologico

Le ricerche nazionali affermano che circa la metà della popolazione italiana ha giocato d’azzardo almeno una volta nell’ultimo anno, confermando la diffusione capillare dell’abitudine ad investire una somma di denaro, più o meno consistente, in tale attività con la speranza di una vincita.
Fin qui possiamo sostenere che, per quanto numericamente importante, il gioco d’azzardo rispecchi un desiderio innato dell’uomo ovvero la possibilità di migliorare la propria condizione.
Esiste quindi uno status di giocatore d’azzardo o gambler che gioca saltuariamente, accetta di perdere, non considera il gioco come strumento di guadagno, ma come divertimento spesso realizzato in contesti aggregativi e sociali, spende tanto tempo e denaro quanto può realmente permettersi ed è consapevole dei potenziali rischi?

Giocatore d'azzardo sociale

Quando però le caratteristiche appena elencate si modificano ovvero la vincita e la perdita vengono percepite come modulatrici delle emozioni (eccitazione e frustrazione), tempo e denaro investiti aumentano, il reale volume di gioco viene nascosto così come l’entità delle perdite subite, la convinzione di recuperare denaro continuando a giocare si fa sempre più marcata, siamo di fronte ad un cambiamento nello status del giocatore.
Egli considera il gioco d’azzardo come la principale occupazione, trascurando progressivamente tutte le altre aree di interesse della sua vita.
Siamo in presenza di un GIOCATORE D’AZZARDO PATOLOGICO.

IL GIOCATORE D’AZZARDO PATOLOGICO O GAMBLER

Nel 2013, in occasione della pubblicazione della quinta edizione del Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM), la comunità scientifica internazionale ha finalmente incluso il Disturbo da Gioco d’Azzardo nella categoria delle dipendenze, ritenendolo a tutti gli effetti una vera e propria addiction, soggetta alle fasi di abuso, tolleranza, astinenza, craving.
Secondo gli esperti può essere effettuata diagnosi di Disturbo da Gioco d’Azzardo “un persistente e ricorrente comportamento problematico che porta a disagio o compromissione clinicamente significativi, come indicato dall’individuo che presenta quattro o più delle seguenti condizioni entro un periodo di almeno 12 mesi ”:

  1. ha bisogno di giocare d’azzardo con quantità crescenti di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata;
  2. è irrequieto o irritabile quando tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo;
  3. ha fatto ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre, o smettere di giocare d’azzardo;
  4. è spesso preoccupato dal gioco d’azzardo (ha pensieri persistenti che gli fanno rivivere passate esperienze di gioco d’azzardo, analizzare gli ostacoli e pianificare la prossima avventura, pensare ai modi di ottenere denaro con cui giocare d’azzardo);
  5. spesso gioca d’azzardo quando si sente a disagio (per es. indifeso, colpevole, ansioso, depresso);
  6. dopo aver perduto denaro al gioco d’azzardo, spesso torna un’altra volta per ritentare (“rincorrere” le proprie perdite);
  7. mente per occultare l’entità del proprio coinvolgimento nel gioco d’azzardo;
  8. ha messo in pericolo o perduto una relazione significativa, il lavoro, opportunità di studio e di carriera a causa del gioco d’azzardo;
  9. conta sugli altri per procurare il denaro necessario a risollevare situazioni finanziarie disperate causate dal gioco d’azzardo.

Nel comportamento di gioco del gambler esistono differenti momenti che corrispondo a quelle che Custer (1984) ha definito fasi.

Si prende avvio da una vincente, in cui il giocatore occasionale sperimenta una grossa vincita che lo rinforza e gli conferisce la convinzione di avere qualità per prolungare il successo.

Si transita poi in una perdente, con il presentarsi delle prime illusioni di controllo, maggiori tempo e denaro investiti, perdite sempre più frequenti, continui inutili tentativi di recupero, richieste di prestiti, menzogne e. Si giunge infine alla fase della disperazione caratterizzata dalla perdita totale di controllo sul comportamento di gioco, l’accumularsi di debiti, i primi atti illeciti e i problemi con la giustizia, un possibile concomitante abuso di sostanze e l’incapacità di prendersi cura di sé fino a mettere in pericolo la propria vita.

Nelle situazioni in cui il giocatore sceglie di chiedere aiuto e di lasciarsi guidare verso un percorso di riabilitazione condotto da esperti sarà possibile esplorare anche le fasi della critica, della ricostruzione e della crescita, per definire una nuova via verso la salute.

FATTORI DI RISCHIO E GRUPPI SOCIALI

Fortunatamente non tutti i giocatori sociali divengono patologici.
Le ricerche EURISPES stimano che la diffusione del GAP nella nostra penisola riguardi circa il 3% della popolazione.

Cosa determina la transizione da uno status di giocatore sociale ad una vera e propria dipendenza? Quali sono i fattori critici che possono agire da moltiplicatori delle difficoltà?

Tra i principali indicatori di rischio troviamo senza dubbio la natura delle relazioni familiari, l’ereditarietà di condizioni di dipendenza (sostanze, alcol, ma anche shopping e GAP stesso), la comorbilità psichiatrica, la difficoltà a mantenere un posto di lavoro, la condizione di disoccupazione o cessazione del rapporto di lavoro perché in età da pensione, la solitudine, l’impulsività e l’atteggiamento di ricerca di forti sensazioni, il tono dell’umore depresso.

Ciascuno di questi indicatori non può essere considerato al di fuori del suo contesto e molto spesso si sposa con gli altri per concorrere ad una pluralità di possibili ipotesi esplicative.

In virtù di quanto detto, possono essere individuate delle fasce della popolazione che subiscono maggiormente la pressione della pubblicità e dell’offerta del gioco d’azzardo oggi presente in Italia: gli adolescenti, le donne e gli anziani.

Secondo peculiarità differenti, ognuno dei tre gruppi sociali citati presenta difficoltà a gestire ed esercitare il controllo sull’attività di gioco: chi per trasgressione e desiderio di sperimentare, chi per noia, depressione e senso di isolamento e chi per fuga da una vita infelice e riscatto da un passato di accudimento delle relazioni familiari e annullamento di sé.

gioco d'azzardo Milano. Valeria Locati
gioco d'azzardo. I rischi
Valeria Locati. Il gioco d'azzardo Milano

In virtù di quanto detto, possono essere individuate delle fasce della popolazione che subiscono maggiormente la pressione della pubblicità e dell’offerta del gioco d’azzardo oggi presente in Italia: gli adolescenti, le donne e gli anziani.

Secondo peculiarità differenti, ognuno dei tre gruppi sociali citati presenta difficoltà a gestire ed esercitare il controllo sull’attività di gioco: chi per trasgressione e desiderio di sperimentare, chi per noia, depressione e senso di isolamento e chi per fuga da una vita infelice e riscatto da un passato di accudimento delle relazioni familiari e annullamento di sé.

Il ruolo della famiglia

Quando si ha a che fare con un giocatore d’azzardo patologico è inevitabile riferirsi anche al suo nucleo familiare. Non solo perché i parenti, specialmente i coniugi e i figli, sono i primi a subire i danni economici realizzati dal congiunto giocatore, ma anche perché nel processo di cura del dipendente si fa riferimento ai legami importanti che egli intrattiene, agli affetti che ha o che sente distanti, alle fatiche di una quotidianità non percepita come protettiva e gratificante.

D’altro canto, pensare di attivare un percorso di cura etichettando il giocatore come malato da sistemare e a cui attribuire tutte le colpe non risulta funzionale: dopo le liti, l’ira, la mancanza di fiducia nel futuro, il senso di tradimento dei progetti comuni rimane comunque il legame con un coniuge, genitore o figlio con cui fare i conti.

A CHI RIVOLGERSI PER CHIEDERE AIUTO

Se in presenza di un problema con il gioco d’azzardo secondo i criteri poco fa descritti o anche solo nel dubbio di trovarsi di fronte ad un’incapacità di smettere di spendere denaro in questa attività, è possibile e auspicabile chiedere aiuto a chi è esperto nel trattamento della tematica.

La letteratura scientifica conferma la validità di un approccio multidisciplinare, in cui il percorso che il giocatore inizia è caratterizzato eminentemente da un lavoro psicologico, ma non può prescindere da una valutazione anche sociale e medica.

Nei casi più gravi dal punto di vista economico o debitorio, è consigliabile consultare anche un legale per compiere i passi giusti e valutare l’attivazione della misura dell’Amministrazione di Sostegno, istituto giuridico che tutela il soggetto e lo mette al riparo da altre potenziali azioni per se stesso dannose.

Il Sistema Sanitario Nazionale offre al cittadino giocatore d’azzardo e alla sua famiglia la possibilità di intraprendere un percorso di cura nelle strutture pubbliche che operano nel campo delle Dipendenze.

In Lombardia i servizi preposti sono i SerT delle Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST) suddivisi in base alla zona di residenza.

Esistono inoltre soggetti del privato e del privato sociale che svolgono lo stesso ruolo, grazie ad anni di lavoro e formazione svolti sul tema.

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